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Non mi ero mai allontanato dall'Italia se non per lavoro.
Dopo essermi goduto abbondantemente il mare della mia Cesenatico era giunto
il momento di farmi qualche viaggetto verso i tropici, magari all'approssimarsi
dell'inverno, il momento peggiore dell'anno. Tanto per cominciare, la
Tailandia sembrava la meta adatta; in grado di soddisfare la mia voglia
di mare, magari anche di windsurf e la possibilità di visitare
il vicino supermarket della tecnologia; lo stato di Singapore.
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E via con i preparativi; full immersion sulle ultime novità tecnologiche,
in particolare nella vicina repubblica di San Marino (da non dimenticare
gli ultimi cataloghi delle marche più famose e le dovute istruzioni
su come poter sdoganare senza problemi), poi una controllatina a maschera
e pinne e ci siamo quasi.
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Con pochi giorni di anticipo organizziamo il solo volo ed
eccoci pronti a partire. |
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Destinazione principale Phuket, ma ci saremmo fermati un paio
di giorni nella capitale... |
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e per finire 3 giorni a Singapore. |
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Ma sto correndo un po' troppo, ... andiamo con ordine. |
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In aeroporto a Bangkok veniamo assaliti da taxisti e da chi
ti propone alloggio in albergo. Ci fidiamo della faccia che ci ispira di
più.
L'hotel non è male anche se non centralissimo; questo è quello
che vediamo però da dietro.
Bangkok è la capitale delle puzze! Il traffico è bestiale;
motorini e risciò a motore
inquinano come dei TIR. Smog, "odori" e afa sono un connubio fantastico.
Per strada bancarelle, con pastrocchi incomprensibili e puzzolenti appesi,
aspettano clienti; io passo e saluto cordialmente ma in apnea. |
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Non so se la ca..arella la
si prenda anche col puzzo, ma un compagno di viaggio ne ha subito le tragiche
conseguenze già dal primo giorno, motivo per cui il nostro giro
nella capitale è stato abbastanza limitato.
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Gli impianti elettrici
a norme, non CEI, ma Ciuf ciuf, sono uno spettacolo; chiunque avesse potuto
o voluto si era allacciato in qualunque punto con derivazioni volanti. |
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Ognuno cerca di accompagnarti da qualche parte per portarti, in genere,
in mediocri negozi dove probabilmente prende la provvigione.
Riusciamo per fortuna a liberarci e passeggiamo un pò in centro.
Statuette dorate in vetrina.
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Di fianco alla strada tailandesi in preghiera; e il colore dorato si
ripete nei loro abiti.
E' un peccato non aver avuto la possibilità di visitare i templi
e le cose più famose della città.
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Anche la sera tutti si propongono per accompagnarci; scegliamo
quello che ci sembra meno ruffiano; un ragazzotto forse neanche maggiorenne.
Ci porta in una zona del centro dove, la notte, Bangkok si trasforma e affiorano
decine e decine di night club (che da fuori crederesti discoteche).
Il piccolo ruffiano si è così visto un pò di ragazzine
e bevuto un pò di birra a scrocco. Guardando però in faccia
le ragazzine hai subito l'impressione che non tutte siano proprio felici
di stare lì e che quindi, sotto, ci sia un bel giro di sfruttamento. |
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Si parte per Phuket, isola non distante dalla terraferma, un migliaio
di km a sud della capitale.
Molti turisti si fanno anche un giretto a nord, sicuramente bello, ma
certamente meno confortevole. Più avanti ho riportato alcune foto
trovate sul Web.
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Phuket è forse il posto che è stato più sfruttato
dal turismo in Tailandia.
Costruzioni, alberghi e grattacieli sono cresciuti come funghi negli ultimi
anni.
Gli italiani sono ai primi posti nelle presenze (tanto per cambiare).
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Il nord di Phuket deve essere molto bello,
contorniato di isole con pareti ripidissime e altissimi faraglioni;
un esempio è Koh Phian Kan soprannominata l'isola di James Bond perchè
vi fù girato "007 L'uomo dalla pistola d'oro", visitata
da migliaia di turisti al giorno.
Nel film, Roger Moore sorvola tutta la baia di Phang Nga con un idrovolante
fino ad atterrare nelle specchio di mare antistante il bellissimo sperone. |
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Saliamo su un pulmino e chiediamo dove possa convenire trovare
alloggio. Preferiamo alla piccola ma caotica Patong la vicina Karon e ci
fermiamo da un italiano che vive qua da pochi anni. Per un bungalow, colazione
compresa, ce la caviamo con circa 20$ a testa; veramente una miseria. Siamo
a nord di Karon dove la spiaggia lascia il posto ad un piccolo promontorio
(in mezzo al verde c'è il nostro bungalow). Giù in spiaggia
c'è una capanna dove si mangia pesce e frutta. Capire cosa mangiare
in Tailandia è un problema. Inizialmente si va un pò a caso
ma il rischio è notevole.Qua per fortuna c'era tanta frutta e ci
facevi scorpacciate. Bellissimo vedere con che abilità e arte pulivano,
modellavano e affettavano gli ananas con dei maceti
senza mai beccarsi le dita. |
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Ogni tanto ti veniva voglia di mangiare del pane, ma il pane qui non
esisteva, c'era solo riso. Per fortuna alla fine siamo riusciti a recuperare
delle fette da tost.
Dopo il pranzo non si dovrebbe fare il bagno, perchè il freddo
blocca la digestione, ma dopo pochi giorni capisci che la temperatura
ideale è quella dell'acqua per la digestione; fuori è troppo
caldo (e umido). E così, appena mangiato, bisognava andare a mollo.
Qui (sono ora rivolto a sud) è visibile il grattacielo in costruzione
a Karon. Nel 1991 era il primo, ma ora credo ne siano sorti un gran numero.
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Parlando di mangiare dimenticavo una cosa: cercate di evitare il ghiaccio
che, per problemi di igiene, è la prima causa di mal di pancia.
In questo punto, e solo in questo punto, la sabbia ha una particolare
caratteristica; strisciando i piedi e, ancora di più, quando passa
un fuoristrada, fischia ..... incredibile!
Dietro c'è la strada sulla quale si vedono spesso passare camion
carichi di banane o carichi di lavoratori tailandesi.
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Nel primo tratto di spiaggia c'erano una ventina di ombrelloni
da affittare; più avanti, l'arenile era praticamente deserto.
Sull'altro lato della baia, circa 3 km a sud, ricominciava a popolarsi la
spiaggia e c'erano diversi locali e ristoranti fra cui l' "On the rock"
dove amici che mi avevano preceduto andavano spesso a mangiare pesce e aragoste
di ottima qualità a sole 15 mila delle vecchie lire. |
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Il tramonto era il segnale per le zanzare; un'ora di fuoco nella quale
era meglio rintanarsi nel bungalow. Di notte per fortuna c'erano un pò
di gechi che ci tenevano la stanza libera da insetti ed anche uno sconosciuto
animale, forse una specie di iguana, che da dietro un finestrino lanciava
strani versi.
Il tramonto era anche l'ora dei temporali che per fortuna quando arrivavano
duravano pochissimo.
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Ecco una mappa di Phuket.
L'aeroporto è a nord, poi, sul lato ovest, scendendo incontriamo
Patong, Karon e infine Kata, le 3 spiagge più
famose.
Per muoversi ci sono risciò fatti
come le nostre Ape della Piaggio ma è certo meglio prendere motorini
a noleggio.
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E così ci si può muovere con facilità
fra le vicine spiaggie e qui ci facciamo un giretto verso la spiaggia subito
a sud, Kata beach.
Anche qui si possono fare lunghe passeggiate. |
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Qui c'è anche un un centro per il noleggio di windsurf; ne approfittiamo
per farci qualche bordo.
Il vento proviene sempre da terra e quindi, perchè diventi un minimo
costante, bisogna allontanarsi un bel pò da riva.
Questo è il maestro del centro.
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Con il vento da terra il mare sembra perfettamente piatto
ma in realtà c'è un'onda piuttosto lunga che si noto solo
vicino a riva e che arriva a treni; quando arriva quella giusta, si impenna
moltissimo e fa brutti scherzetti ai turisti poco attenti.
Una signora che stava coi piedi a mollo a due metri da riva a prendere il
sole, per esempio, è stata con sorpresa sbattuta giù da una
di queste onde. |
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Alle estremità delle tutte baie c'è un pò
di roccia e si possono vedere numerosi pesci e stelle marine. |
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Uno degli sport che si possono praticare è il parasailing. Qui
la partenza e l'atterraggio te la fanno fare da riva e può essere
un pò più pericolosetto che da noi.
Ci raccontavano che l'anno prima sono successi un paio di incidenti molto
gravi.
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Una ragazza del posto si fa una corsettina.
Sullo sfondo, a sud della baia, alcuni locali e ristorantini.
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Subito a nord di Karon, prima di Patong, c'è un'altra baietta
veramente bella; purtroppo l'accesso da terra non è consentito
poichè l'hotel Meridien preclude ogni passaggio.
Nella foto sotto si può vedere l'imponente e lussuoso complesso.
Passavamo da qui sopra quasi tutte le sere per andare a Patong, la Rimini
di Phuket dove mangiavamo o in pizzerie italiane o nei loro ristorantini
di pesce a prezzi ottimi.
Di giorno in spiaggia trovavi di tutto (ho comprato alcune pietre "apparentemente"
preziose a un ventesimo di quanto mi avevano inizialmente chiesto.
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Ma oltre ai locali notturni e alle ragazze che cercavano
di "intortarti" davanti agli stessi, la cosa bella erano i mercatini
serali. Potevi comprare dagli orologi alle magliette, ai quadretti, alle
camice di seta, ma la cosa essenziale era la trattativa.
Dopo un pò imparavi e riuscivi a capire quale fosse il prezzo reale
degli oggetti, circa la metà di quanto chiedevano inizialmente. Quando
cominciavi a scendere sul prezzo la loro frase era "ci limetto, ci
limetto" e così ci siamo comprati diversi Lolex (i loro finti
Rolex) a prezzi stracciati. |
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E' proprio vero, loro la "R" la pronunciano "L"
e vi lascio immaginare come ci si possa capire in Inglese. Comunque, secondo
me la nostra piccola amica "ci limetto" con noi ha fatto un bel
pò di soldini.
Di Patong ci sarebbe da ricordare molto, ma non vorrei dilungarmi troppo;
e poi non ho neppure una foto, forse perchè troppo impegnato negli
acquisti. Comunque se vi capita di incontrare elefantini per strada, una
banana è sempre gradita.
E finalmente ci facciamo anche un giretto culturale. |
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Dopo esser stati a Puket City (a est) siamo andati a visitare
dei templi sul percorso; veramente molto belli e colorati. |
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Scopriamo pian piano che è possibile farsi qualche
giretto organizzato in comitiva. Ti passano a prendere direttamente in albergo
col loro motorino sul quale fanno stare minimo 3 persone e ti portano al
porticciolo del caso (qui a sud dell'isola). Ringrazi di essere arrivato
sano (anche perchè guardando le loro ginocchia non ce n'è
una senza croste o "bracciole") e sali sul battello che ti porterà
a visitare qualche isoletta. |
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A pochissimi chilometri a sud c'è Coral Island. Ci
vengono a prendere sulle loro barche con i i loro caratteristici fuoribordo
che hanno l'elica direttamente sull'asse. |
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Come ci si immerge in acqua, subito a pochi metri da riva
ecco una fioritura bellissima di coralli. Mi chiedo però, purtroppo,
quanto potrà durare con il turismo che c'è. |
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I pesci sono tantissimi e coloratissimi.
Dominano però questi bianchi gialli e neri che ti circondano incuriositi
o affamati.
Poi sembra che il riflesso del vetro della mia Minolta sub (comprata proprio
a Patong) li attiri particolarmente.
Ma li attirano anche le pellicine delle spellature e ritrovarsi circondato
e morsicchiato da decine e decine di simpaticoni, inizialmente ti fa un
pò preoccupare.
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Questo è il classico pesce pappagallo (credo si chiami
così). |
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Sempre lui insieme al pesce trombetta. |
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Lui non so chi sia. |
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Pesciolino giallo fra i coralli. |
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Sono talmente curiosi che si fanno quasi prendere in mano
(nella destra) mentre stavo fotografando (con la sinistra). |
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Un pesce nascosto nella sabbia. |
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Prendere la mira sott'acqua non è facilissimo e la
macchina scatta un pò in ritardo, per cui il pesce, che è
molto più veloce di me, non sempre si fa ritrarre.
Purtroppo due mezzi pesci non fanno propriamente un pesce intero, ma l'effetto
non è male. |
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Un nuotatore circondato. |
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Ragazza giapponese vittima degli scherzi delle amiche che
gli tiravano pezzi di pane addosso con la conseguenza di essere paurosamente
assalita dai simpatici pinnuti. |
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Nuotare in mezzo a tanti pesci, tutti veramente belli, è
una senzazione davvero unica. |
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Da noi purtroppo non sono certo di tale bellezza, anche se
pure un paganello può avere il suo fascino. |
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Questo è un pò più grosso ma sempre ben
colorato. |
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Ogni tanto sembra che ti osservino impalati e pronti a saltarti addosso.
La giornata è finita; ciao Coral Island, spero che ti possa mantenere
in gran salute.
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A Karon vediamo in anteprima l'Energy della Mistral, tavala slalom che
avrà un successo formidabile (anch'io ne ho ancora uno dopo 10
anni). A Puket c'è una fabbrica, la Cobra (il nome deriva dalla
forma delle prime tavole che faceva negli anni ottanta).
Ora quella fabbrica produce tavole per tutte le maggiori case di windsurf.
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Altro tour giornaliero, questa volta diretti a Pee Pee Island
(o Koh Pee Pee dove Koh sta per isola in tailandese).
La sistemazione sul ponte non è ottima per i 40 km di viaggio in
direzione est e quindi controvento. Da notare come i turisti giapponesi
siano completmente fradici; meglio stare a prua. |
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Prima delusione: attaccata a Pee Pee Island c'è Pee
Pee Lee che ha una baia stupenda, ma a noi fanno vedere solo una grotta
piena di nidi di uccelli sull'altro lato dell'isola. |
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Eccola. Poi ce la faranno visitare dall'interno. |
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Questa, ... sigh ... è quello che avremmo visto se
non ci avessero raccontato balle. |
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Seconda delusione: io odio la foschia, l'afa e il cielo biancastro.
Le foto con questo cielo sono ignobili.
Siamo nella baia più chiusa e centrale di Pee Pee Island, isola di
due o tre km di lunghezza.
I colori sarebbero stati quasi paragonabili a quelli della foto precedente.
Un vero peccato; ci si sarebbe dovuti fermare più giorni nella speranza
di trovare condizioni migliori. |
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La spiaggia della stessa baia. |
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Sempre lei. |
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Per fortuna la fauna marina ti ravviva l'umore. |
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Ci hanno infatti portato con la barca su una barriera a circa
duecento metri da riva. |
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Della Tailandia ci siamo persi molte cose. |
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Certo che aver saputo che potevano esserci cascate come queste
tre trovate sul Web, forse ci avrebbe fatto pensare ad un'itinerario diverso. |
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Oltre alle isole visitate ci sono poi altre zone di mare molto
belle anche se, allora, non troppo confortevoli per i turisti: Krabi, Koh
Samui e tante altre. |
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Dobbiamo salutare la Tailandia per imbarcarci con direzione Singapore.
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Singapore è uno stato di poche decine di km subito
a sud della Malesia e proprio a cavallo dell'Equatore. Questa è Orchard
Road, la famosa via dei centri commerciali. |
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Di questi palazzi, per esempio, i primi piani sono completamente
centri commerciali; il prodotto prevalente è naturalmente quello
elettronico.
Gli scaltri venditori del posto hanno dovuto soccombere di fronte alla nostra
preparazione e soprattutto ai nostri cataloghi che ci hanno tanto invidiato
e cercato di comprare.
Otto ore al giorno di trattative e acquisti (se fossimo stati più
di 3 giorni ci sarebbe scoppiata la testa). |
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La sera non mancano i locali e i ritrovi. |
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Ma (siamo a inizio dicembre) lo spettacolo sono gli addobbi
natalizi. |
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Milioni di luci colorano la città. |
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Si festeggia il natale (a 40 gradi) anche se qui le razze
che convivono sono tantissime.
Dalla metropolitana puoi vedere scendere un canadese, un cinese, un indiano,
un capotribù con l'osso nel naso ecc.
Tutto però nel massimo ordine; è assolutamente vietato, per
esempio, gettare cicche per terra o sporcare i bagni pubblici. |
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E infatti regna la pulizia e l'ordine più completo.
Anche l'ingresso della metropolitana è addobbato a festa.
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E con la metro siamo andati alla ricerca del circolo windsurf
dove ci hanno detto avremmo trovato l'anemometro che cercavamo. |
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Anemometro made in swiss effettivamente trovato qui a 50 mila lire contro
le 250 dei negozi sotto casa, in Italia.
Da vicino al circolo vediamo ancorate decine di navi fuori dal porto.
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Gli eleganti grattacieli della zona commerciale stanno crescendo. |
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Eccoli da una vista diversa. |
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Qui invece siamo sulla funivia che ci porta alla vicina isola
di Sentosa, praticamente un parco giochi. |
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Molto verde, fontane a ritmo di musica, trenino, acquari e giochi.
Siamo in fondo a Singapore ma purtroppo anche al termine del nostro viaggio;
ci rimarranno il ricordo, le foto e le decine e decine di cose comprate
qui e in Tailandia.
Ma bisogna rientrare perchè a casa ci aspetta qualcuno........
sì, la dogana.
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